I primi quattro sutra degli Yoga Sutra ci offrono una visione coerente del cammino yogico: un invito a disciplinare la mente, superare le illusioni e riconnetterci con la nostra essenza più profonda, riscoprendo il Sé interiore.
Ogni passo sul tappetino, ogni respiro consapevole, ogni momento di perseveranza nell’osservare Yama e Niyama, ci avvicina a questa condizione di quiete e realizzazione, in quanto, lo yoga, non è solo una pratica fisica, ma un viaggio interiore; un percorso che inizia nel momento in cui ci si trova e che ci guida verso la libertà dalla confusione mentale, permettendoci di riscoprire chi siamo veramente, transitando, quindi, da uno stato di ignoranza (avidya) ad uno nel quale vediamo le cose come stanno (vidya).
Ci cambia proprio lo sguardo, l’occhio.
Questo percorso (dichiaratamente trasformativo) è sintetizzato proprio nei primi quattro sutra nei quali l’autore, Patañjali, ci dice, cosa è lo yoga, cosa succede quando si realizza e cosa succede, invece, quando non si realizza.
- Sūtra 1.1 – Atha yogānuśāsanam
“Ora inizia l’esposizione dello yoga.”
Questo sūtra è una dichiarazione introduttiva, dove Patañjali annuncia che si appresta ad insegnare lo yoga. La parola “atha” significa “ora”, che suggerisce tanto che l’insegnamento dello yoga arriva a un momento di prontezza interiore del discente, quanto che avviene “ora” da questo momento in poi, quasi a sigillare un momento storico di “tanti altri insegnamenti” ora sistematizzati.
- Sūtra 1.2 – Yogas citta vṛtti nirodhaḥ
“Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente.”
Questo sūtra definisce lo yoga come la capacità di controllare o fermare i movimenti della mente (vṛtti). Patañjali spiega che lo yoga non è solo una pratica fisica, ma un mezzo per controllare e pacificare l’attività mentale, portandola alla calma. Questo è da intendersi come “un passaggio” non tanto il fine dello yoga in sé, quanto una necessità per riuscire ad andare oltre, oltre alle sensazioni, alle emozioni del momento, oltre ai pensieri incessanti che ci ottenebrano la mente. Con la quiete, la calma, possiamo “vedere”.
- Sūtra 1.3 – Tadā draṣṭuḥ svarūpe’vasthānam
“Allora il Testimone (colui che vede) dimora nella sua vera natura.”
Quando la mente è libera dalle fluttuazioni (mentali), dalle “vrtti”, si raggiunge lo stato di realizzazione interiore, in cui l’osservatore (il draṣṭṛ o Testimone, cioè il vero Sé) si stabilisce nella sua essenza, nel suo stato naturale. Questo è il fine dello yoga: scoprire e dimorare nel proprio Sé autentico, riconoscendo chi noi siamo, veramente.
- Sūtra 1.4 – Vṛtti sārūpyam itaratra
“In altri momenti, l’osservatore si identifica con le fluttuazioni della mente.”
In assenza del controllo mentale, del “nirodha delle vrtti”, l’individuo si confonde con le modificazioni della mente, si identifica con i pensieri, con la mente e l’individuo perde la connessione con la sua vera essenza, rimane, pertanto, in uno stato di “non chiarezza”, quindi, di confusione, di avidya, di ignoranza.
Questa sequenza stabilisce subito il quadro teorico dello yoga: la mente deve essere disciplinata per riconoscere la propria natura autentica, e se non lo è, l’individuo cade nell’identificazione con le fluttuazioni mentali.
Quando utilizziamo il termine “natura autentica” intendiamo chi siamo veramente; quindi quello stato di percezione “oggettivo” che ci fa vedere la nostra esistenza come manifestazione di un qualcosa di più grande, di quell’entità “creatrice” che si sostanzia nel principio soggettivo (Siva) e in quello operativo (Sakti-Prakrti).
Nel Kaivalya Pada (l’ultimo dei quattro pada) di YS, Patanjali illustra proprio lo stato di “separazione”, di non confusione, di chiarezza, di percezione dell’osservatore, di purusa.
Torneremo a breve su questi temi con degli articoli dedicati.
Alberto Campion
Nella sua vita attuale è un imprenditore nel campo dell'informatica e del digitale, un insegnante di Yoga e un ricercatore spirituale.
Dopo una laurea in Scienze Politiche, la sua esigenza di continue risposte e la passione per lo studio lo hanno portato ad approfondire la storia e il pensiero dello Yoga attraverso formazioni specifiche e un Master in Yoga Studies presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.
Attualmente tiene corsi e seminari su temi filosofici-storici dello Yoga e nello stesso tempo, convinto che "non è mai troppo tardi per" continua il suo eterno percorso "da allievo".


